
Questo tipo di tumore della pelle è più diffuso (e causa più vittime) nel Nord Italia piuttosto che nel Sud. Oltre al diverso fototipo, rivestirebbe un ruolo importante anche la differente dieta.
Rarissimo prima della pubertà, il melanoma cutaneo colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni. A livello mondiale, si stima che nell’ultimo decennio sia stata raggiunta la soglia dei 100.000 nuovi casi l’anno ma con una sostanziale differenza tra Settentrione e Meridione. I tassi di incidenza più alti si registrano, infatti, nelle aree molto soleggiate e abitate da popolazioni di ceppo nordeuropeo, con la pelle particolarmente chiara. Fatto che viene confermato anche dai dati in Italia dove nelle regioni settentrionali la mortalità per melanoma cutaneo è – per entrambi i sessi – circa il doppio di quella registrata nelle regioni meridionali. La stima dei melanomi – e dei decessi ad essi attribuiti – tutt’ora approssimativa, si aggira attorno a 7.000 casi l’anno.
Arance rosse e carote “medicina” naturale
Negli ultimi anni il melanoma cutaneo, considerato fino a pochi anni fa una neoplasia rara, è diventato oggetto non solo di molteplici campagne informative ma anche di nuove ricerche scientifiche.
Tra queste, sono in fase di sperimentazione molti agenti ossidanti, derivati alimentari, per la prevenzione di questa neoplasia:
- i licopeni, composto che si trova principalmente nei pomodori;
- i sulforafani, una piccola molecola isolata dai fiori di broccoli.
“Pomodori, carote, barbabietole, albicocche e arance rosse contengono carotenoidi come beta-carotene e licopene, che si trovano in generale in frutta e verdura di colore rosso e giallo – spiega il prof. Paolo Marchetti, Direttore Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma – Beta-carotene e licopene sono potenti antiossidanti ed esercitano una funziona ‘fotoprotettiva’, proteggono infatti le cellule dai radicali liberi che possono danneggiare il DNA e favorire lo sviluppo del melanoma. Gli effetti benefici dei beta-caroteni per la pelle sono indicati da studi che ne hanno collegato il consumo alle reazioni a scottature”
“Inoltre una dieta integrata con questi alimenti può ostacolare lo sviluppo di metastasi nelle persone che hanno già ricevuto la diagnosi”.
Soggetti a rischio
L’incidenza del melanoma è in costante crescita in tutto il mondo e numerosi studi suggeriscono che essa sia addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni. D’altra parte, parallelamente cresce – per fortuna – la consapevolezza sui rischi legati all’esposizione scorretta al sole, grazie anche alle campagne di sensibilizzazione.
“I cosiddetti colletti bianchi – afferma il prof. Marchetti – sono la categoria professionale che negli ultimi anni ha fatto registrare il maggior numero di casi di melanoma, perché si espongono al sole solo quando vanno in vacanza e per troppe ore consecutive, scottandosi e accumulando nel corso degli anni pericolose lesioni sulla pelle”
Campanello d’allarme – Il cambiamento nella forma, dimensione o colore di un neo rappresenta un segnale d’allarme da non sottovalutare.
Il futuro della lotta al melanoma?
“Esistono diverse strategie per condurre la lotta a questo tipo di cancro – prosegue l’esperto – che spaziano dal miglioramento delle tecnologie per la diagnosi, al perfezionamento delle tecniche chirurgiche fino allo sviluppo della ricerca farmacologica.
Le prospettive sono molto promettenti perché stanno emergendo nuovi concetti che riformulano in maniera chiara l’inquadramento della neoplasia e suggeriscono innovative strategie terapeutiche. In particolare, si afferma con forza l’idea che il trattamento del melanoma richiederà la combinazione di molecole immunoterapiche che possano attaccare la malattia da diversi fronti. Ma l’arma per una sicura vittoria risiede nella corretta informazione”
Questo tema è stato dibattuto anche durante un “Mela Talk”, il ciclo di incontri dei pazienti, con focus che vanno dalla dieta ai diritti sociali.
FONTE: www.policliniconews.it