
Nei pazienti in fase avanzata, dopo l'intervento chirurgico, l'immunoterapia ha ridotto il rischio di ritorno della malattia o comparsa di metastasi. Il 58% dei pazienti è libero da recidiva a 36 mesi. I dati dell’Emilia-Romagna dove più di 100 persone ogni anno sono candidate alla terapia “precauzionale” dopo l’intervento chirurgico
Il 58% delle persone trattate “in anticipo” con l’immuno-oncologia è libero da recidiva a tre anni. E’ l’effetto della cosiddetta terapia adiuvante, un trattamento precoce con i farmaci immuno-oncologici somministrato nei pazienti in stadio III e IV subito dopo l’intervento chirurgico per prevenire la recidiva del tumore o lo sviluppo di metastasi a distanza. L’efficacia di questo approccio è stato al centro di un incontro di approfondimento con i giornalisti, promosso da Bristol-Myers Squibb, e svoltosi oggi a Bologna.
Nuove speranze per i pazienti metastatici
Prima dell’arrivo dell’immuno-oncologia, la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. “Oggi si stanno affermando importanti risultati, grazie a questo approccio anche per alcuni pazienti in stadio III e IV completamente resecato”, spiega Massimo Guidoboni, responsabile Struttura Semplice Dipartimentale Immunoterapia – Terapia cellulare e Biobanca IRST IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola. “In questi casi, il trattamento anticipato con l’immuno-oncologia aumenta la possibilità di evitare una recidiva o la ricomparsa della malattia e, quindi, potenzialmente di curare il paziente. In questo modo, possiamo rinforzare ancora di più il sistema immunitario, che è meno compromesso dall’attività di immunosoppressione del tumore, proprio perché il carico di malattia è inferiore rispetto alla fase metastatica”.
Lo studio CheckMate -238
Di recente lo studio di fase III CheckMate -238, pubblicato su The New England Journal of Medicine, ha evidenziato gli importanti risultati del trattamento adiuvante nel melanoma. “Lo studio CheckMate -238 ha coinvolto 906 pazienti con melanoma in stadio IIIB/C o IV ad alto rischio di recidiva dopo resezione chirurgica completa – afferma Jacopo Pigozzo, dirigente Medico Oncologia del Melanoma, Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova -. Nivolumab è stato confrontato con ipilimumab, che aveva già dimostrato di essere efficace in questi pazienti. Già a 24 mesi, il 63% delle persone trattate con nivolumab non aveva avuto una ricomparsa della malattia. I dati a tre anni dall’inizio del trattamento forniscono un ulteriore supporto ai benefici a lungo termine del trattamento adiuvante con nivolumab, con una sopravvivenza libera da recidiva del 58%. Anche la sopravvivenza libera da metastasi a distanza continua ad essere significativamente più lunga con nivolumab con tassi a 36 mesi del 66%. Si aprono, quindi, prospettive importanti per questi pazienti, soprattutto se si considera che, nelle persone con melanoma di stadio IIIB o IIIC, non sottoposte a terapia adiuvante dopo la resezione chirurgica, il tasso di recidiva a 5 anni è elevato, rispettivamente del 68% e dell’89%”.
I numeri del melanoma in Italia e in Emilia-Romagna
In Italia vivono 160mila persone dopo la scoperta della malattia. I melanomi in stadio III e IV rappresentano il 9% e il 4% delle diagnosi iniziali. Nel 2019, in Emilia-Romagna, sono stimate 1.300 nuove diagnosi di melanoma. In cinque anni, nella Regione, i casi sono aumentati del 17% fra gli uomini. Significativo invece il calo, pari a -15%, nella popolazione femminile. In particolare, nel 2019, sono stimate 750 nuove diagnosi di questo tumore della pelle fra i maschi e 550 nelle femmine. “La differenza registrata, in Emilia-Romagna, nel numero di nuovi casi nei due sessi è da ricondurre alla diversa adesione alle regole della prevenzione – afferma Ignazio Stanganelli, Responsabile della Skin Cancer Unit Irst IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola e Professore Associato Clinica Dermatologica all’Università degli Studi di Parma. Le donne si proteggono di più e utilizzano le creme solari protettive quando si espongono al sole: abitudine ancora poco diffusa fra gli uomini. Peraltro, nella Regione, si registrano percentuali di sopravvivenza a 5 anni pari all’89%, superiori alla media nazionale”.
FONTE: www.repubblica.it