
È la vera novità degli ultimi anni nella lotta al cancro. E nello sviluppo di questa nuova strategia il nostro Paese non è stato a guardare
ochi anni fa, un paziente con melanoma metastatico aveva in media un’aspettativa di vita di 6 mesi; 3 su 4 morivano entro un anno.
Oggi, il 20 per cento di questi pazienti è vivo a 10 anni, convivendo con quella che è diventata una malattia cronica. Quello che ha permesso questa vera e propria rivoluzione è l’introduzione di nuovi farmaci che per la prima volta non sono indirizzati a combattere le cellule tumorali, ma che danno vigore a chi è stato progettato per assolvere a questo compito: il nostro sistema immunitario.
L’immunoterapia è la vera novità degli ultimi anni nella lotta al cancro e nello sviluppo di questa nuova strategia l’Italia non è stata a guardare.
Il nostro Paese, ricorda dal congresso nazionale AIOM Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli e coordinatore delle Linee Guida AIOM sul melanoma «ha guidato le sperimentazioni in questo campo che hanno portato all’approvazione nel 2011 del primo farmaco immunoncologico, ipilimumab, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata. Oggi si stanno evidenziando ulteriori progressi grazie all’associazione ipilimumab e nivolumab, una nuova molecola immunoncologica. La combinazione di queste armi ha evidenziato miglioramenti nella sopravvivenza rispetto a ciascuno dei due farmaci somministrati in monoterapia. Non solo. Le risposte sono state più veloci, più profonde, con una maggiore riduzione del tumore, e più durature».
Passi in avanti si stanno compiendo contro il tumore del polmone che nel 2015 farà registrare nel nostro Paese 41 mila nuovi casi. «Nella forma non a piccole cellule non squamosa (adenocarcinoma) in fase avanzata, che finora presentava scarse opzioni terapeutiche, il 39 per cento dei pazienti è vivo a 18 mesi», dice Cesare Gridelli, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Ospedale ‘Moscati’ di Avellino. «Siamo di fronte a un’innovazione davvero impressionante, ai primi reali progressi negli ultimi venti anni in una malattia particolarmente difficile da trattare. L’unica arma disponibile infatti era rappresentata dalla chemioterapia, poco efficace e più tossica».
Ottimi risultati stanno emergendo anche nel tumore del rene.
E per chi fosse preoccupato della sostenibilità economica legata all’arrivo di questa nuova famiglia terapeutica, la risposta la fornisce Roberto Tascione, presidente e amministratore delegato di Bristol-Myers Squibb, tra le aziende che più hanno investito in questo nuovo filone dei trattamenti antitumorali: «Per curare con i farmaci immunoncologici tutti i malati di cancro al polmone basterebbe aumentare di un centesimo il prezzo di ciascuna sigaretta».
FONTE: Health Desk Italia