Melanoma - Italia

I dati dello studio CheckMate 067 mostrano l’efficacia della combinazione di due farmaci immuno-terapici sui pazienti con melanoma metastatico. Che, però in Italia non è ancora rimborsata

Barcellona – Un paziente su due con melanoma in fase metastatica è vivo grazie alla combinazione di due farmaci immuno-terapici ipilimumab e nivolumab. Il dato arriva dallo studio CheckMate 067 presentato oggi al Congresso della Società europea di oncologia medica e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Lo studio italiano

Lo studio è stato condotto su mille pazienti con melanoma metastatico di cui almeno un terzo trattati con la combinazione. “I dati – spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto “Pascale” di Napoli – mostrano che il 53% dei pazienti con melanoma metastatico è vivo a cinque anni con la somministrazione di ipilimumab e nivolumab”. Inoltre, si è visto che il 58% dei pazienti a tre anni non presenta ricadute, quindi i benefici si mantengono stabili. “Sono dati importanti soprattutto per quei pazienti con metastasi cerebrali che rappresentano circa il 30-40% dei casi e anche se c’è un problema di tossicità il beneficio è maggiore se si pensa che fino a qualche anno fa questi pazienti morivano”.

Lo studio tedesco

Un altro dato sulla combinazione che al congresso Esmo ha suscitato un certo scalpore è Immu-Ned condotto in Germania su 180 pazienti con melanoma al quarto stadio che hanno fatto l’intervento per la rimozione delle metastasi: “I ricercatori – spiega Ascierto – hanno somministrato la combinazione e poi hanno fatto il confronto con il farmaco singolo o con il placebo. Alla fine, si è visto che il 70% dei pazienti trattati con la combinazione a due anni era ancora libero da malattia. Questo significa che se abbiamo un paziente con melanoma al quarto stadio che operiamo oggi è opportuno dargli la combinazione per evitare altre recidive”.

Il paradosso italiano: combinazione in fascia C

Pur avendo la possibilità di trattare con efficacia questi pazienti, purtroppo nella vita reale le cose non stanno così perché in Italia la combinazione di ipilimumab e nivolumab non è rimborsata. “Come italiano – prosegue Ascierto che di recente si è ‘classificato’ primo in Italia e secondo in Europa nella classifica stilata dal sito americano Expertscape.com in relazione alla produzione scientifica dei clinici – mi sento frustrato quando sento che la combinazione viene considerata oggi uno standard e noi non l’abbiamo disponibile perché nel nostro paese questa combinazione non è rimborsata ma è in fascia C”.

I pazienti all’estero per procurarsi la combinazione

Il problema è certamente legato alla sostenibilità finanziaria di questi farmaci visto che ogni ciclo costa circa 16mila euro e ogni paziente ne deve fare quattro. Inoltre, se si considera che ci sono dati di efficacia della combinazione di ipilimumab e nivolumab anche per il tumore del rene e del polmone, è facile intuire che si tema un’esplosione della spesa. Ma al momento i pazienti italiani che vogliono avere una chance di cura sono costretti a procurarsi il farmaco a spese loro: “E’ assurdo – denuncia l’oncologo – che negli altri paesi europei sia approvato mentre i pazienti italiani sono costretti a procurarsi la combinazione da soli andando all’estero o in cliniche private”. Ora sulla base dei nuovi risultati presentati al Congresso Esmo è stata ripresentata una nuova richiesta di rimborsabilità all’Aifa.

FONTE: www.repubblica.it