Melanoma con mutazione Braf

Circa la metà dei melanomi presentano una mutazione, Braf, per cui oggi esistono terapie mirate. Che possono essere usate, per la prima volta, anche nella fase precoce della malattia. Al via la campagna "Oltre la pelle" per aumentare la conoscenza sul melanoma mutato

4.075: SONO i metri scalati da Marco due anni dopo l’asportazione di un neo “cattivo”. Sette sono invece i paesi che ha visitato Giulia dopo la diagnosi di melanoma. 35 sono gli anni di Ilaria quando le è stato detto che aveva questo tumore: oggi ne ha 43 e continua a curarsi. Andare oltre lo strato più superficiale, là dove ci sono le emozioni che provano le persone colpite da questa neoplasia: spesso giovani, nel pieno della loro vita. Ma andare oltre anche, in senso biologico, là dove ci sono quelle mutazioni del Dna che improvvisamente fanno impazzire le nostre cellule. Perché conoscerle può anche salvare la vita.

E’ questa la doppia accezione della campagna “Oltre la pelle” lanciata oggi a Milano, che ha due diversi scopi: sensibilizzare tutti nei confronti della diagnosi precoce, che è la prima arma contro questo tumore, e informare sulle nuove possibilità di diagnosi e di terapie mirate per il melanoma. Come? Attraverso una mostra multimediale interattiva che porta a conoscere la malattia, ma anche le storie delle persone che la vivono in prima persona. E anche attraverso visite dermatologiche gratuite e momenti di confronto con i medici dedicati espressamente ai pazienti.

Oltre la pelle: gli appuntamenti della campagna

Per la campagna, promossa da Novartis in collaborazione con l’Associazione Italiana Malati di Melanoma (A.i.ma.me.), Melanoma Italia Onlus (MiO), Associazione Pazienti Italia Melanoma (APAiM) ed Emme Rouge Onlus, è stato infatti allestito uno spazio espositivo itinerante che sarà visitabile per tre giorni consecutivi nelle piazze di Milano (12 – 14 settembre, Via del Burchiello/Piazza Pagano), Roma (20 – 22 settembre, Piazza San Silvestro) e Bari (4 – 6 ottobre, Piazza della Libertà). Domani mattina, per esempio, a Milano, tra le 10,30 e le 12,30 ci sarà un evento di approfondimento dedicato ai pazienti con Paola Queirolo, Direttore della Divisione Melanoma, Sarcoma e Tumori rari – Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e Michele Del Vecchio, Responsabile dell’Oncologia Medica Melanomi, Dipartimento di Oncologia Medica ed Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano. Il pomeriggio, invece, tra le 14,30 e le 16,00 gli specialisti eseguiranno visite dermatologiche gratuite (per tutte le informazioni si può visitare la pagina Fb @OltreLaPelleMelanoma).

Primo: la diagnosi precoce

“Il dermatologo è il primo punto di riferimento al quale si chiedono informazioni per prevenire e curare le malattie della pelle ed è quindi il primo specialista coinvolto nell’educazione e nella prevenzione del melanoma”, spiega il Professor Giovanni Pellacani, Direttore della Clinica Dermatologica e Preside della Facoltà di Medicina, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. “Si tratta di una patologia pericolosa, se non diagnosticata in anticipo, che origina dai melanociti, le cellule che producono la melanina. Si manifesta come una lesione della pelle spesso pigmentata; nelle sue fasi iniziali può assomigliare ad un nevo con delle disomogeneità di colore. Per questo è importante una corretta prevenzione ma anche effettuare frequenti screening”.

La mutazione Braf

L’incidenza del melanoma è in aumento dagli anni ’60 ad oggi: si stima che nel 2018 ci siano stati 13.700 nuovi casi. Ma anche la sopravvivenza migliora costantemente, grazie a nuovi strumenti di diagnosi e a nuovi farmaci. Prima si scopre il tumore e maggiori sono le possibilità di guarigione. Per un melanoma precoce, infatti, è sufficiente la chirurgia. le cose cambiano quando la malattia ha cominciato a diffondersi ai linfonodi (III stadio). In questi casi, un aspetto importante è l’individuazione di eventuali mutazioni genetiche. Negli ultimi anni, infatti, la ricerca ha permesso di individuare alcune mutazioni del Dna alla base della proliferazione incontrollata delle cellule. “Il gene BRAF ha un ruolo fondamentale nel controllo della proliferazione dei melanociti, le cellule da cui origina il melanoma. Circa il 50% dei pazienti presenta mutazioni del gene BRAF in grado di attivare in maniera abnorme la proliferazione cellulare neoplastica”, spiega Giuseppe Palmieri, Presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), Responsabile Unità di Genetica dei Tumori, ICB-CNR Sassari.

La prima terapia target preventiva

Perché è così importante sapere se il melanoma è BRAF-mutato? Perché oggi esistono farmaci target per queste mutazioni, che si sono dimostrati efficaci anche come strumenti preventivi, per ridurre il rischio di una recidiva. “Uno dei trattamenti innovativi che si è dimostrato efficace è la terapia a bersaglio molecolare, una combinazione di un BRAF inibitore con un inibitore della proteina cellulare MEK”, spiega Queirolo: “Questi farmaci combinati agiscono in maniera selettiva, ‘spegnendo’ l’attività della proteina BRAF mutata, bloccando l’evoluzione del tumore e garantendo, già nella fase avanzata della malattia, un’elevata efficacia e una maggiore aspettativa di vita. Oggi finalmente sappiamo che la stessa combinazione di farmaci è risultata efficace anche nelle fasi più precoci del melanoma, riducendo notevolmente il rischio di recidive”.

L’accesso alla terapia in Italia

La combinazione è quella di dabrafenib (per la mutazione BRAF) e trametinib (che mira alla proteina MEK), la prima approvata in Europa per il trattamento adiuvante del melanoma al terzo stadio. Attualmente è in corso la trattativa con l’Agenzia italiana del farmaco, ma dallo scorso giugno la terapia può essere richiesta dai centri oncologici per uso nominale. Circa il 70% delle persone con mutazione BRAF trattate con la combinazione risponde al trattamento. Chi presenta la mutazione BRAF, quindi, oggi ha una possibilità in più di cura.

L’importanza del test

“Per questo motivo è importante tracciare un identikit completo e dettagliato del melanoma – aggiunge Del Vecchio – cosa oggi possibile eseguendo il test per la determinazione dello stato mutazionale di BRAF: un test di laboratorio, eseguito su un campione di tessuto ottenuto chirurgicamente. Questo è possibile attraverso un approccio multidisciplinare che si rende necessario affinché il paziente venga tempestivamente identificato e indirizzato ad un adeguato percorso diagnostico terapeutico”. E’ infatti importante che la terapia cominci entro 3 mesi dalla diagnosi.

I test per determinare la mutazione BRAF sono attualmente diffusi sul territorio, ma esiste un problema di eterogeneità: non tutte le metodiche hanno la stessa sensibilità. Su questo fronte sta lavorando l’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI): attualmente esistono 80 centri in tutta Italia che eseguono test molto sensibili.  “Le persone non sanno che esiste questa mutazione, che possono chiedere il test”, conclude Chiara Puri Purini, vicepresidente di Melanoma Italia Onlus: “L’informazione è per noi uno strumento potentissimo”.

FONTE: www.repubblica.it