I pazienti con malattia al cervello trattati con inibitori dei checkpoint sopravvivono il doppio. Uno studio lo dimostra per la prima volta

Da quando è entrato nella pratica medica il primo immunoterapico per il melanoma, le speranze di sopravvivenza dei pazienti, anche quelli più gravi, sono aumentate in maniera significativa. Ora, una nuova analisi degli studi condotti con questa classe di farmaci, conferma che questo vantaggio si è avuto anche per i pazienti in cui il tumore era arrivato fino al cervello. Lo studio, condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston, dimostra che chi presentava metastasi solo confinate nel sistema nervoso centrale ha vissuto in media 4,7 anni, quattro anni di più di quanto invece hanno vissuto i pazienti che non hanno ricevuto farmaci immunoterapici.

• I FARMACI
“I risultati del nostro studio non fanno che confermare lo straordinario successo dei trial che hanno valutato gli inibitori di checkpoint nei pazienti con melanoma avanzato e dimostrano che il vantaggio di sopravvivenza si estende anche a quanti hanno metastasi cerebrali”, spiega J. Bryan Iorgulescu, ricercatore dell’ospedale statunitense. Il primo dei farmaci che agiscono sbloccando i freni del sistema immunitario e permettendogli quindi di riconoscere le cellule malate e di attaccarle è stato ipilimumab, a cui poi si sono affiancati nivolumab e pembrolizumab. Questi medicinali, insieme a quelli che colpiscono un target specifico, hanno rivoluzionato la cura del melanoma e dimostrato di poter prolungare la vita ai pazienti anche gravi, con metastasi. Tuttavia, la capacità dei farmaci di superare la barriera ematoencefalica, che protegge il cervello, in maniera efficiente e di aggredire anche le metastasi cerebrali non era ancora stata oggetto di studio.

• I DATI
Per condurre l’analisi, i ricercatori hanno esaminato i dati provenienti dal National Cancer Database, l’archivio Usa che comprende il 70% di tutti i nuovi casi, e hanno messo a confronto i dati sulla sopravvivenza di malati diagnosticati prima del 2011 – hanno dell’entrata in commercio di ipilimumab – con quelli che hanno ricevuto diagnosi successivamente, dividendo ulteriormente quelli che hanno ricevuto immunoterapia da quelli che non l’hanno ricevuta. L’analisi, pubblicata su Cancer Immunology Research, ha coinvolto oltre 7600 pazienti, di cui il 35,8% con metastasi al cervello. A quattro anni dalla diagnosi, prima del 2011, viveva il 7.4% di questi pazienti, dopo il 14,1%, indipendentemente dal trattamento ricevuto. Per quanto riguarda i malati trattati con inibitori dei checkpoint, invece, a quattro anni sopravviveva il 10,5% dei pazienti nel 2011, mentre nel 2015 il dato era salito al 35%. Un beneficio ancora più grande lo hanno ricevuto i pazienti con metastasi al cervello, che con l’immunoterapia vivono 4 anni di più.  “Attraverso l’uso di dati nazionali, per la prima volta abbiamo potuto valutare l’impatto di questa nuova classe di farmaci sulla sopravvivenza di pazienti con melanoma e metastasi cerebrali”, ha concluso Timothy Smith, a capo del gruppo di ricerca. (di Letizia Gabaglio)

FONTE: www.repubblica.it