
Crema solare sì, ma come e quando metterla? Come controllare l'intensità dei raggi UV? Pietro Quaglino, docente di Dermatologia all'Università di Torino, spiega le regole per esporsi al sole in sicurezza. Anche per chi ha già avuto il melanoma
L’incidenza del melanoma è in aumento in quasi tutto il mondo: in America, in Europa e certamente anche in Italia, dove in dieci anni è raddoppiata. C’è un paese al mondo in cui non è in aumento, l’Australia, che ha la maggiore incidenza di melanoma in assoluto e che proprio per questo ha cominciato prima di tutti gli altri le campagne di prevenzione. Così sta osservando un’inversione del trend, soprattutto nei giovani. Una notizia, questa, che fa ben sperare per il prossimo futuro: che anche da noi si possa assistere a una riduzione di questa neoplasia, tra le più frequenti negli under 50.
Affinché questo si verifichi è però importante che tutti seguano le regole della prevenzione, soprattutto quelle che riguardano la tintarella. I maggiori fattori di rischio ambientale per il melanoma (sebbene non gli unici) sono, infatti, le scottature ripetute da raggi solari, in particolare quelle avute da bambini e da adolescenti. “Ma il rischio legato ai raggi UV permane anche da adulti”, sottolinea Pietro Quaglino, docente di Dermatologia all’Università di Torino, che ricorda i consigli per prendere il sole in sicurezza.
Istruzioni per la protezione solare
“La crema solare anti-UV, con le formulazioni in spray più semplici da applicare, va messa almeno una mezz’ora prima dell’esposizione, perché i filtri hanno bisogno di questo tempo per attivarsi, e deve essere applicata in quantità molto abbondanti su tutta la superficie”, spiega Quaglino. Possiamo scegliere il grado di protezione adeguata in base al nostro fototipo: le persone con carnagione più chiara dovranno utilizzare sempre un fattore elevato. Ma cos’è, esattamente, questo fattore? “L’indice di protezione è un indicatore temporale, cioè ci dice di quante volte ritarda la scottatura. Per esempio, se senza crema ci scotteremmo dopo un minuto, con la crema fattore 30 ci scottiamo dopo 30 minuti. Bisogna però ricordare che la sudorazione porta via la protezione, quindi è bene riapplicare spesso la crema. Lo stesso vale dopo i bagni, anche se usiamo un prodotto water proof”.
Conoscere l’intensità dei raggi UV
L’intensità dei raggi UV non è sempre la stessa, ma cambia da luogo a luogo e a seconda di come i raggi solari colpiscono la Terra. Per questo è bene evitare le ore centrali della giornata, quando i raggi cadono perpendicolari e sono più “forti”. L’indice UV del posto in cui ci troviamo si trova molto facilmente online e anche sullo smartphone. “La protezione solare, quindi, va applicata non solo al mare, ma in ogni occasione in cui ci si esponga per un tempo prolungato ai raggi UV, e riapplicata se si svolgono attività faticose che provocano la sudorazione, come il ciclismo l’arrampicata o il trekking”, dice ancora il dermatologo.
I lettini solari no
Nessuno sconto per le radiazioni UV artificiali, anzi: “Che sia con alta o bassa pressione, lettino o doccia, queste radiazioni sono dannose, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità le ha inserite tra le sostanze cancerogene. In Italia prima dei 18 sono vietate, ma andrebbero tassativamente evitate anche dopo”.
Per chi ha già avuto un melanoma
Per chi ha asportato un melanoma valgono le stesse regole di fotoprotezione. “Ci si può esporre al sole, ma usando ancora più cautele, perché chi ha già avuto un melanoma – al pari di chi ha un familiare colpito dalla malattia – ha maggior rischio di svilupparne un secondo”, spiega Quaglino: “Per quanto riguarda la cicatrice del melanoma valgono gli stessi criteri:v evitare scottature solari e applicare la crema di protezione come nelle altre parti del corpo. Se però ci si espone nei primi mesi dopo l’intervento è opportuno applicare creme di protezione alta o coprirla per evitare che si scurisca. Per chi ha una fase di malattia attiva, invece, bisogna aggiungere che alcuni farmaci possono essere fotosensibilizzanti: causano cioè eruzioni cutanee. L’immunoterapia non presenta questo problema, ma bisogna valutare caso per caso”. In caso di asportazione dei linfonodi c’è, infine, da considerare il rischio di linfedema: “In generale – aggiunge l’esperto – c’è un maggior rischio di peggioramento in estate, non tanto per il sole quanto per il caldo, quindi sarebbe indicato, sebbene non facile – utilizzare le calze elastiche e comunque evitare di rimanere fermi e in posizione eretta a lungo”.
L’ultimo consiglio riguarda il controllo dei nei che riguarda anche chi non ha l’abitudine di prendere il sole, visto che esistono altri fattori di rischio, come quelli genetici: “La frequenza dei controlli va stabilita in base al tipo di pelle e di nei. Nella maggior parte dei casi è sufficiente farsi controllare una volta l’anno: si tratta di una visita di pochi minuti, non invasiva che può salvare la vita”.
FONTE: www.repubblica.it